L’evoluzione dell’umanità risiede nello sguardo differente della donna

(Per dire che, nella gestione della cosa pubblica, non abbiamo bisogno di quote rosa, ma di persone che, come le donne, non vorrebbero essere lì.)

L’evoluzione dell’umanità risiede nello sguardo differente della donna

L’umanità si è evoluta quando le donne hanno iniziato a preferire, all’uomo più capace nel fisico, quello più capace nell’intelligenza e così via.

La donna, con il suo minimalismo quotidiano, mai pubblico, ha guardato sempre con disimpegno la competitività maschile: se, nei secoli, la violenza e le ingiustizie sono diminuite, è stato grazie allo sguardo femminile che si posa sull’uomo.

Ogni rivoluzione, con cui l’uomo ha spodestato repentinamente un potere basato sull’ingiustizia, col tempo, è stata sostituita da un nuovo potere basato sull’ingiustizia.

La donna ha sempre vissuto di quotidiano perché ha sempre saputo che le grandi teorie, le grandi rivoluzioni, i grandi successi vengono sostituiti ciclicamente da altri: in realtà, il mondo si evolve nelle emozioni quotidiane. 

A prescindere dalle rivoluzioni moderne e dalle leggi sempre più specialistiche, il mondo rigenera la sua violenza: fino a quando esisteranno donne che amano camorristi e corrotti, competitivi e arrivisti, questi esisteranno nonostante qualsiasi legge giuridica e morale.

Lo sguardo primordiale della donna li autorizza ad esistere: la legge della donna è originaria e prevale su tutte.

Quando la complessità ha velocizzato gli accadimenti, la donna, da una parte, ha continuato a selezionare il maschio con il paradigma emozionale della biologia,  invece di velocizzare la modulazione delle sue emozioni a favore dell’uomo che si adegua al sentire femminile, dall’altra parte, ha preferito assimilarsi all’uomo.

Ha scambiato l’indipendenza dall’uomo con il rivestire lo stesso ruolo dell’uomo.

La donna, aspirando a essere entrambi i sessi, ha rinunciato alla sua identità di selezionatrice di emozioni e, quindi, di indirizzo per l’uomo. Il maestro, arresosi, ha deciso di omologarsi agli allievi.

Le donne, che sono tornate capaci di condizionare il mondo occidentale (maschile), sono quelle che, avendo abbandonata la ricerca generica di una parità con l’uomo, hanno scoperto il “pensiero delle differenza femminile”. Qui, la differenza diventa opportunità di confronto e di evoluzione.

Ma, quando anche queste donne, di fronte alle emozioni, restano ancorate a “mi piace”, senza indagarne la motivazione, come faccio a non sospettare che queste donne, invece di essere portatrici di differenza e di biodiversità, di giustizia e di verità, si stiano omologando ai gusti di altre donne e finanche degli uomini?

Se, nell’odierno mondo femminile, è ancora radicato un vagliare il mondo prevalentemente per emozioni, non verificate nelle cause, il sentire femminile viene meno all’ancestrale funzione di cui è portatrice.

La necessità di cambiamento dei nostri tempi, in particolare se dal basso, prevede che il sentire femminile sia la risorsa e la risposta immunitaria per riequilibrare quel modello occidentale che, ormai in crisi, si è sempre fondato sul sentire maschile.

Vado in allarme quando il sentire femminile, fra le ultime speranze per combattere l’omologazione, è in mano a donne che “sentono” che il massimo della ribellione al mondo maschile risieda nel loro trasformarsi in macho: donne alle quali “piace” mostrarsi fiere di attitudini maschili come l’apprezzare la solitudine sentimentale e l’indipendenza, il fare commenti sui bellocci, il parlare di politica e di calcio: tutti argomenti che prescindono da quelle emozioni che cambiano il mondo.

Sottovalutando il potere della differenza, rinunciando al confronto con l’uomo e alla possibilità di condizionarlo, alle donne “piace” diventare emozionalmente come l’uomo.

Le donne, se non intendono definitivamente rinunciare all’opportunità di salvezza, personale, del loro genere e del mondo, si sforzino a lavorare sulle loro emozioni, quelle che fanno la differenza.

Non credano le donne che, scegliendo autonomamente dall’uomo, siano esenti dall’interdipendenza che grava sulle loro scelte, in termini di ricadute sul mondo: siamo tutti interconessi, anche qui, non solo altrove, in teoria.

Alessio Masone

N.B. Nell’esporre questa visione, ritengo di ringraziare l’esistenza di Art’Empori e di alcune donne: Rita Bagnoli che ci ha consentito di familiarizzare con il “pensiero della differenza femminile”; Pina Fontanella che è il prototipo di donna che modula la sua emozionalità in base a criteri di giustizia; Tullia Bartolini per il suo percorso di giustizia e di verità.